FetishDea e Sl Alex
Romanzo : Lady FetishDea e la serva Alex
prologo
L' amnesia della serva Alex
L’incidente accadde una domenica mattina. quando la serva Alex si stava recando a casa della usa Signora Valentina
Erano trascorse da poco le sette e la schiava avrebbe dovuto pulire il bagno della Padrona, preparare doccia e colazione e svegliare la Dea alle dieci in punto, leccandole i piedi come tutte le mattine dal loro primo incontro a quella parte. Ma il fato decise diversamente per lei. Un’automobile sterzò bruscamente per entrare in un viottolo secondario della strada che Alex stava percorrendo ma le ruote, all’ultimo momento, slittarono sull’asfalto reso viscido dalla pioggia e la macchina sbandò andando dritta filata contro il marciapiedi. La schiava cercò di schivarla e si lanciò in avanti. Purtroppo inciampò sul bordo del marciapiede e un lato dell’auto la colpì di striscio. Alex rovinò per terra battendo la testa. L’ultima cosa che vide fu la portiera dell’auto che si apriva e due belle gambe fasciate da calze gialle e con ai piedi due morbide décolleté nere con il tacco alto venire verso di lei. -“Stai bene?”- chiese una voce femminile molto aggraziata –“Oh, Dio, quanto mi dispiace…”- Alex cercò di sollevare la testa e guardare in faccia l’investitrice pentita, che cercava di sorreggerla con le mani e le carezzava la testa con gentilezza, ma la vista le si annebbiò -“Pa…Padrona…”- sussurrò la schiava. -“Che cosa?”- chiese la donna –“Cos’hai detto?”- Alex perse i sensi. L’autoambulanza giunse al bordo della strada dopo cinque minuti. La schiava trascorse in ospedale i successivi tre giorni. Fu ricoverata per una lieve commozione cerebrale -“Come sta dottore?”- era la voce di un’amica di scuola di Alex. -“Si rimetterà. Il trauma cranico si riassorbirà naturalmente nelle prossime settimane. Naturalmente dovrà fare altri esami ma oggi può essere finalmente dimessa”- -“Bene, e per quanto riguarda l’amnesia?”- -“E’ normale che sia confusa. Ricorda quasi tutto della sua vita ma alcuni giorni sembrano essere stati rimossi completamente. Specialmente molti della sua vita recente. E’ possibile che non si ricordi di qualcuno, amici, colleghi di lavoro, ma non dovrebbe avere problemi a ricordare i familiari perché essi fanno parte della memoria più ancestrale e lo stesso vale per conoscenze di vecchia data”- -“Ma la memoria le tornerà?”- -“Con il tempo. Si, ci sono buone possibilità di un recupero totale, ma nessuno può dire quanto tempo esattamente impiegherà”- Quel giorno con Alex c’erano una sua compagna di lavoro e sua sorella, una ragazza bassina e magrolina. Alex fu dimessa nel primo pomeriggio. Le due donne la portarono a casa e le tennero compagnia fino a tarda serata, poi se ne andarono. La schiava le accompagnò fin alla porta. Mentre la collega si congedò subito la sorella si trattenne un minuto ancora sulla soglia della porta. -“Grazie di tutto, Flavia”- disse Alex alla sorella. -“Figurati. Ed anzi, scusami ancora se non sono potuta venire subito in ospedale. Sai sono stata trattenuta …”- -“Tu non c’entri. E’ stata quell’auto a venirmi addosso. E’ una fortuna che mi sia spinta da parte in tempo. Altrimenti mi avrebbe travolto. Questo lo ricordo, è ciò che sta dietro che è in ombra”- -“Già. Hai idea di chi fosse?”- -“No, non l’ho neppure vista in faccia. E all’ospedale non si è mai fatta vedere”- -“Sembra essersi dileguata dopo averti accompagnata con l’autoambulanza fin al pronto soccorso”- -“Che hai intenzione di fare con lei?”- -“Non lo so”- -“La denuncerai?”- -“Ci penserò. Prima vorrei trovare i miei ricordi”- -“Capisco. Bè, è ora che anch’io torni a casa. Se ti servisse qualcosa basta che mi chiami. Ci vediamo. Stammi bene”- -“Anche tu”- Alex chiuse la porta alle sue spalle e si voltò per andare in camera sua. Fece in tempo a percorrere solo pochi metri ed il trillo del campanello risuonò nel pianerottolo. -“Chi sarà?”- si chiese andando ad aprire. All’ingresso una bellissima ragazza attendeva impaziente. Alex aprì l’uscio e quella la guardò. La schiava fu colpita dal suo atteggiamento deciso e sicuro, da quegli occhi decisi, dalle gambe lunghe e affusolate inguaiante in calze autoreggenti e stivaletti di pelle nera. Era Lei. -“Non mi fai entrare?”- chiese la Padrona. -“Scusi, con chi ho il piacere di parlare?”- chiese Alex. Quel viso sembrò per un istante ricordarle qualcosa ma niente affiorò alla sua coscienza. -“Allora non ricordi proprio nulla di nulla, come dicono!”- disse Vale. -“Noi ci conosciamo?”- -“Eccome!”- -“Prego, accomodati”- Vale entrò. La schiava la portò in salotto e la fece accomodare sul divano. -“Ti offro qualcosa?”- chiese Alex -“Si, una coca”- La schiava andò in cucina e prese la bibita. Tornò in salotto che la Padrona si era già accomodata sul divano, accavallando le sue eleganti gambe. Alex ne guardò a lungo la maestà. C’era qualcosa in quella ragazza che…. -“Ti sei incantata nel guardarmi gli stivali?”- chiese Vale. Alex sobbalzò. -“No, scusa, è che…mi sembra a volte di ricordare qualcosa. Ma sono solo dei flash. E spesso accadono proprio osservando le cose più insignificanti, come le sue scarpe”- Vale rise. -“Le mie scarpe? Non sono affatto insignificanti come credi!”- -“Non volevo dire che sono brutte!”- -“E non lo sono infatti. Io intendo dire che non sono insignificanti per te, mia cara Alex........
-“Non volevo dire che sono brutte!”-
-“E non lo sono infatti. Io intendo dire che non sono insignificanti per te, mia cara Alex.
Prima di perdere la memoria esse hanno rappresentato un elemento molto importante nella tua vita”-
-“Le scarpe in genere oppure…”-
-“No, soltanto le mie. Vieni”- disse la Dea –“avvicinati e guardale.
Forse ti tornerà alla mente qualcos’altro”-
Alex si avvicinò fino a raggiungere la Padrona che così altezzosamente dondolava una delle sue bellissime gambe con fare malizioso. Vale prese la coca cola dalle mani della serva senza ringraziare, come se il favore lo stesse facendo lei alla smemorata.
-“Su, cosa aspetti? Così non puoi vederle bene”- disse sorridendo –“Devi metterti in ginocchio se vuoi vederle meglio”-
Alex fu tentata di allontanarsi. Non ricordando di essere una schiava, non ricordando chi fosse quella ragazza arrogantemente seduta sul suo divano, tutte le sue inclinazioni masochiste erano svanite.
Di certo non è usuale che qualcuno piombi in casa di altri dicendo (ordinando?) di inginocchiarsi per osservare le proprie scarpe.
Eppure Alex si inginocchiò perché un tentativo di riacquistare i suoi ricordi perduti, la sua memoria lo stava facendo veramente.
Poggiò entrambe le ginocchia sul pavimento e chinò il busto verso le gambe della Padrona. Vale sollevò sensibilmente il piede della gamba accavallata avvicinandone la suola al viso della serva.
Alex osservò quegli stivaletti.
Fu come se le sue mani stessero accarezzando la superficie in pelle di quelle calzature.
Le sue labbra fremettero.
Ricordi di sapori amari comparvero senza spiegazione nella sua bocca.
Si ritirò.
-“Allora?”- chiese Vale “Ricordi nulla?”-
-“Io…no, non credo”-
-“Ah, capisco. Hai preso una bella botta”-
-“Comunque grazie del tentativo”- disse Alex.
-“Ma grazie di cosa?”- si chiese mentalmente –“mi ha solo fatto inginocchiare come una schiava davanti a se ed ora se ne sta li seduta a bersi la mia coca cola dondolandomi un piede davanti al viso come se nulla fosse”-
-“Peccato, io ci ho provato”- disse Vale, continuando ad avvicinare la suola dello stivale al naso della serva. Ora era a pochi centimetri dal viso della sguattera ed Alex poteva sentirne l’odore.
-“Non fa nulla. Begli stivaletti, comunque”-
Le parve cortese rivolgerle un complimento del genere.
-“Si, vero? Peccato che diventino scomodi se li si indossa troppo a lungo. E’ per il tacco, sai? Oggi, per esempio ho camminato davvero moltissimo e ho le piante dei piedi un po’ doloranti”-
Alex non sapeva cosa rispondere.
-“Bè, capita. Si sa, i tacchi alti sono la morte delle gambe di noi donne”-
Vale sorrise.
-“Toglimi gli stivali”-
-“Come!?”-
-“Fai scendere la linguetta della cerniera e toglimi gli stivali”- ripeté tranquillamente.
-“Ma…”-
Vale le mise la gamba sotto al mento.
-“Forse anche questo ti aiuterà a ricordare”-
-“A si? Mi sembra piuttosto strano. Anche le sue calze hanno rappresentato qualcosa di importante nel mio passato?”- chiese perplessa la schiava allontanando il viso dallo stivaletto.
-“Proprio così”- rispose Vale –“Comprendo che sia difficile da credere ma è come dico. Tu fallo e poi vediamo”-
Alex rimase immobile e titubante per alcuni secondi. L’estranea la guardava con sorridente alterigia, comodamente seduta sul divano mentre lei se ne stava ancora in ginocchio ai suoi piedi. Prese uno stivale con le mani e fece scendere la cerniera con le dita. Ripeté l’operazione con l’altro stivale.
-“Ora toglili”- disse la Padrona ed il suo tono di voce era quello di un ordine. Alex tolse gli stivali e scoprì i piedi di Vale. Li fissò per qualche secondo. Ancora quella sensazione di aver i ricordi perduti lì davanti a se s’impossessò di lei. Sarebbe bastato pochissimo per riacquistare la memoria, se lo sentì dentro.
Vale mosse le dita dei piedini, le inarcò e le aprì a ventaglio sotto al naso di Alex che li ammirava senza parole come inebetita.
L’odore delle preziose estremità della Dea stimolarono il suo olfatto. Un profumo che aveva già provato. Alex ne era convinta. Quei bellissimi piedini avevano fatto parte del suo passato, benché non lo ricordasse.....
prossimamente la parte finale del racconto....
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